Essere Robin non è poi così male
Ciao Bianca,
lo sai che quello che mi hai scritto non mi ha sorpreso?! Sapevo che, prima o poi, Giulio si sarebbe rivelato per quello che è.
Tu come stai? Io sono stanca e allo stesso tempo piena di voglia di fare. La vita a Torino è meravigliosa: adoro questa città e la sua aria parigina. Adoro il mio lavoro nella casa editrice, perché adoro stare tra le parole, la carta e l’immaginazione.
Tutto bene, dirai. Sì e no, in realtà.
La mia vita privata mi fa sentire come un avogado negli spaghetti con i pomodorini: il suo sapore non poi così ben identificabile.
Ultimamente sono in fissa con la canzone di Cremonini, credo che questo tendere a voler essere e apparire sempre al meglio, sia un po’ la nostra rovina.
A volte, invece, accogliere quello che ci capita, accettarlo, fare le cose senza programmazione o “gonfiaggio” delle aspettative (che spesso non sono nemmeno le nostre, ma quelle imposte dalla società), è il modo migliore per allontanare lo stess e la depressione.
Io sto pensando che forse essere Robin, non è poi così male.
Quando passi a trovarmi? A Mr Muffin ho parlato della corrispondenza di nonna Egle e zia Linda e, indovina?
Sembra ci possa essere la possibilità di pubblicare le lettere. Non sarebbe fantastico?
Però, prima di definire le cose, è bene che io e te, davanti a un bicerin o a un vermuth discutiamo adeguatamente della cosa.
Notizie da Villa Segreta?
Aspetto di sentirti presto!
Xoxo,
Stella
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