Pensieri confusi, cugina.

Capisco la tua intolleranza e la pazienza che fatica a trovare un cuscino morbido su cui appoggiare le sua lunga e saggia barba bianca.

In questi giorni sto rimuginando parecchio. Non è da me, lo so. Dovrei prendere una bella bottiglia di Barbera e affogare i pensieri nel rubino più profumato del Piemonte.

Ma non riesco nemmeno a trovare giovamento in quello.

Pensavo agli ‘uomini della mia vita’. Pensavo a Jack, e pensavo a Giacomo.

Quante cose hanno in comune gli uomini con i quali ho attraversato gli anni più folli della mia vita? Troppe.

La prima cosa che mi viene in mente – e me ne accorgo solo ora – è che hanno lo stesso nome, nella variante anglosassone e italica. Un caso? Il destino?

Entrambe le relazioni sono state messe in crisi dalla maternità: quella negata con Giacomo (e poi Paolo) e quella pretesa da Jack (e negata da me dopo aver scoperto la sua storia con Maggie).

In entrambi i casi, appena faceva capolino la sola idea di famiglia, ecco che d’improvviso tutto si accartocciava su se stesso, come un foglio a cui dai fuoco per eliminare ogni traccia. Un concetto da cancellare, da escludere, da dimenticare, da incendiare in un falò, che non risorgerà come la Fenice dalle ceneri.

Mi sento perduta, fallita, delusa.

Ho investito il mio tempo in relazioni che non mi hanno portato da nessuna parte, o meglio, mi hanno portato al punto di partenza: un monolocale a Roma da condividere con Stella e la sua collezione di biancheria intima costosissima.

Mi sento come una crema catalana: una corazza croccante all’esterno che al solo passare del cucchiaio si rompe e lascia fuoriuscire una crema morbida e piena di pensieri confusi.

Devo ritornare in me. Urge cura ricostituente per l’autostima.

Mi sa che chiamo Eddi, l’amico di Sandro, e stasera mi butto nella movida della capitale.

xoxo,

Stella