Come in un frullatore
Stella cara,
avrei voluto scriverti prima ma non ho più ripreso a ticchettare sulla tastiera da quella volta.
Si, da quella volta in cui ho rivelato a mia madre che sarei rimasta qui a Milano. Ed è successo il finimondo.
E’ stato più o meno un mese fa. Ero andata a trovarla a Bologna con i ragazzi, credendo le facesse piacere rivedere almeno i suoi nipoti.
Invece…ha preparato un pranzo frugale e frettoloso, nel pomeriggio aveva un torneo di burraco con le amiche che la aspettava. Ergo niente tempo da perdere in cose inutili.
A fine pranzo la notizia. Ero anche un po’ emozionata nel fare la rivelazione.
Mi sentivo per la prima volta artefice della mia vita. Avevo fallito su più fronti a suo dire: vita privata piatta come il mare d’agosto, nemmeno uno straccio d’uomo all’orizzonte, vita lavorativa non pervenuta, nessun segnale di ripresa.
Eppure mi sentivo stranamente serena, energica ed energetica, pronta a rimboccarmi le maniche, pronta a rialzarmi senza più fuggire. Io da sola con i ragazzi, senza essere più a traino di un marito distratto e disfattista.
Le avevo portato un dolce che avevo preparato la mattina presto, che mi ha preso distrattamente dalle mani senza nemmeno ringraziare.
A fine pranzo le ho servito la fetta di torta insieme alla notizia della mia permanenza a Milano.
Improvvisamente il silenzio. Mi ha fissata con occhi di fuoco. Senza proferire parola, le narici frementi.
D’altra parte cosa altro c’era da dire? La linea tagliente della sua mascella serrata diceva già tutto.
Contraria. Senza possibilità di appello.
So già cosa popolava la sua mente. Si stava chiedendo se fossi veramente sua figlia.
Inconcludente, senza ambizione, senza talento. Senza dignità.
E mio padre? Silenzio. Mai contraddire la Regina, lo sai bene.
Sono tornata alle mie giornate. Forse accetterò la proposta della mia amica del Bistrot di aiutarla a preparare quel libro di ricette street food che ha in mente.
Lo so, avrei dovuto accettare la tua proposta di mettere insieme le ricette della nonna, ma anche tu in quanto a costanza non sei da meno di me.
Sai di cosa avrei bisogno in questo momento? Di un abile sceneggiatore che sappia ricavare qualcosa di buono dalla mia quotidianità.
Sono incostante, volubile, cambio umore alla velocità della luce. E cambio obiettivi troppo in fretta. Vivo di episodi irrisolti.
Sento di essere in un frullatore impazzito. Mi sento come il pandimela. Tutti gli ingredienti insieme in un mixer. Senza passaggi, senza quella calma necessaria a creare un buon dolce. Senza quella giusta lentezza per assaporare l’attimo in cui gli ingredienti si trasformano.
Dici che stiamo sbagliando qualcosa Stella? Dici che dovremmo avere per forza un obiettivo e lavorare di buona lena per raggiungerlo?
Non so, ci penso su davanti ad una tazza fumante di caffè d’orzo ed una fetta di pandimela,
che comunque ti consiglio di assaggiare….a volte anche in un frullatore impazzito si possono ottenere buoni risultati
baci
Bianca
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