Che ci faccio qui?
Ogg: #checifaccioqui?
Cara Stella,
hai proprio ragione tu, là fuori c’è un caleidoscopico microcosmo della specie più disparata.
Prendi qui da me, in questo mio angusto ufficio del mio nuovo lavoro che mi fa chiedere ogni mattina” che ci faccio qui?”
Mi ero dimenticata di quanto fossero complicate le relazioni con il genere umano.
Perché a forza di impegnare le tue giornate, affannosamente inghiottita dalle incombenze quotidiani e dai pensieri circolari, dai sogni che vorrei-ma-non-posso, dalle prospettive che non si prospettano affatto e da tutti quei perché che si affollano nella mente, ti dimentichi che invece là fuori c’è un mondo fatto di comportamenti da decifrare, di parole non dette, di espressioni da interpretare e di malumori da digerire a cui ti eri mano a mano disabituata.
Non vedevo l’ora di impegnarmi di nuovo e concretamente in un lavoro che mi tirasse fuori dalla vacuità delle mie giornate e ridesse loro un senso, un senso che non fosse fatto solo di sogni astratti e indefiniti, ed ora che ci sono dentro invece rimpiango quelle mie giornate fatte di ingredienti da ripensare, emozioni da amalgamare, ricordi da rimodellare sotto forma di delicati sorbetti o morbidi soufflé.
Qui da dosare ci sono solo le parole, per non rompere quel fragile equilibrio fatto di umori e gerarchie invisibili da studiare e catalogare attentamente, con la precisione di un esperto antropologo:
- C’è il troglodita del ventunesimo secolo: fosse per lui saremmo ancora ai tempi della ruota, e forse nemmeno. Il suo motto: “quisièsemprefattocosì”. Ergo: che nessuno si azzardi a proporre nulla di nuovo men che meno gli ultimi arrivati. Niente si cambia, niente si trasforma, l’unica via di salvezza è adeguarsi.
- C’è la factotum , la “facciotuttoio”. L’unico suo obiettivo è soddisfare il capo. Una tipa abbastanza opaca, remissiva e accondiscendente con i superiori, tagliente e perfida con i colleghi. Al suo occhio vigile non sfugge nulla, sospetto abbia anche un taccuino dove annotare le inevitabili defaillance quotidiane di ciascuno di noi. Da evitare!
- C’è la semina-zizzania. Quella il cui compito principale è stravolgere la realtà a suo piacimento. A lei i nuovi arrivati stanno sulle scatole a prescindere. E qualcosa contro lo trova sempre. Crea alleanze, si districa tra fazioni, sorge il dubbio su quanto tempo le rimanga per lavorare. Pericolosa!
- C’è il fancazzista. Quello a cui allo scoccare delle 17,29 cade già la penna di mano. Quello che “civuoletantoafarlo”. Sempre. Comunque. Categoria stra-rispettata a differenza delle apparenze. Eppur è intoccabile!
- C’è l’arrampicatrice. Quella che nelle riunioni annota gli errori altrui, scuotendo la testa, salvo poi rubare agli stessi altri idee, progetti e se c’è magari anche qualche marito! Inarrestabile!
E potrei continuare così per ore.
Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Sapevo già come erano gli ambienti di lavoro, ci ho lavorato per anni contornata da gente così. Solo che pensavo qualcosa fosse cambiato. Ma sbagliavo. Forse invece sono io ad essere cambiata ed ora li guardo con occhi diversi, distaccati e mi sembra tutto una gran pantomima. Un vero teatro delle maschere. Appunto..”checifaccioqui”?
Di entusiasmante in questo nuovo lavoro c’è solo la pausa pranzo che consumo nei giardinetti adiacenti all’ufficio con Marta, la centralinista. Anche lei è qui da poco. Ed infatti insieme condividiamo non solo il momento del pranzo ma anche la inevitabile sensazione di essere dei pesci fuor d’acqua.
Ingenuità disarmante, lunghi boccoli neri, occhiali spessi e bocca voracissima a gustare i prelibati manicaretti che prepara nella sua schiscetta, ma sì dai, il pranzo nel cestino che ci portiamo da casa.
Mi sta insegnando i segreti della schiscetta perfetta. Ed è divertente alienarsi da questo mondo di maschere per ritornare come bambine all’asilo, indietro nel tempo, ansiose di gustare e scambiarsi il proprio cestino delle vivande.
A parte il lavoro e la schiscetta le serate sono grigie e vuote con i bambini al mare e Giulio fuori per lavoro. Qualche sera in qualche cineteca all’aperto a vedere film persi della stagione passata e tanti libri nel fresco del mio terrazzo sono le uniche compagnie.
Spero arrivi presto agosto per raggiungere i ragazzi in Puglia dai miei. Ma te l’ho più detto che mia madre ha già trovato una casetta giù in Salento da acquistare? La sua ultima follia. Dice che vuole ritirarsi a vivere lì visto che oramai nessuno di noi figli le sta più vicino. Pare sarà il suo prossimo buen retiro (fino a pochi mesi fa propendeva per le Canarie, bah!)
E tu? Programmi per le vacanze? Non mi dire che al solito non hai programmato nulla!
Ora ti lascio, vado a prepararmi la schiscetta per domani, insalata depurativa ma energetica!
Scrivimi presto.
Bianca
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